Lo scorso fine settimana sono stato alla fiera del fumetto di Angouléme e ho avuto modo di mostrare i libri direttamente ad alcuni editori d'oltralpe. I commenti sono stati incoraggianti e mi è stato chiesto di spedire delle copie in digitale da prendere in considerazione per una futura pubblicazione in lingua francofona. In verità non sono stati i miei lavori ad interessargli, bensì la storiella che snocciolavo. Sono un povero italiano e tengo famiglia, raccontavo loro, io e mia moglie non abbiamo più lavoro e vogliamo venire a vivere nel vostro bel paese per fare fumetti e raccontare la storia dell'Italia, una nazione che va male, un paese di gente triste e senza più speranza. Vi prego, aiutateci. Vi prego! Ho pure un cagnolino bastardello che si chiama Pepito da sfamare. Alla fine del racconto, ogni volta, mi incurvavo fino ad arrivare alle ginocchia del mio interlocutore, in qualcosa che sembrava più una prostrazione che un inchino. A volte sono riuscito a farmi venire le lacrime. I direttori delle "maisons d'editions" impietositi pronunciavano un :- Mais oui, mais oui, inviatemi una copia in PDF del vostro lavoro...
E anche voi amici e meno amici, vi prego: comprate i miei libri.
Cosa sono riuscito a fare per strappare questa frase; me ne sono stupito per primo. La chicca era che quando cavavo il portafoglio per prendere i biglietti da visita mettevo bene in evidenza la foto di mio figlio Noè mentre gioca con Pepito.
E anche voi amici e meno amici, vi prego: comprate i miei libri.
Forse sono anche belli.
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