Piano piano vado avanti. Così, per gioco però.
Credo anche che per un po dovrò nascondermi, tra i liquidambar e il bambù nigra. Insieme alle quaglie, dietro lo stagno in cui le rane gracidano nel tardo pomeriggio. Ci vado per fare una pausa di nascosto; tiro fuori il taccuino che mi sono fatto con graffette e fogli da fotocopia. Annoto due tre cose, lo richiudo e torno al roseto a vedere se ci son clienti. Se non c'è nessuno torno a nascondermi, ma cambio area, vado a vedere i cornioli giapponesi, che ora sono in fiore.
Dopo qualche minuto, altri appunti veloci.Veleno, è. Mi aiuta ad andare avanti, a credere di essere vivo, di continuare il gioco.
Giro, giro lungo il bordo appannato dei miei ricordi. Forse qualche vaso ha bisogno di essere innaffiato: i salici gambero hanno le cime avvizzite.Apro il tubo dell'acqua, ho sete anche io.
Senza di voi sto meglio. Senza nessuno.
Eppure ho bisogno di tutti, e infine, mi dico, chi sta veramente meglio, siete voi senza di me.
Ma spero di no.
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