venerdì 20 aprile 2012

Hopper vs Jano

In questa vignetta ho citato il celebre quadro di Hopper intitolato "l'intenditore".
"Invito al massacro" è pieno di riferimenti e citazioni. Sia io che Giovanni ci siamo divertiti a spargerne senza criterio attingendo da film, letteratura e musica. Il risultato è un'opera leggibile a più livelli di interpretazione.
Si può ridere; si può riflettere su quanto sia disperata la situazione odierna in Italia; si può adirittura fare un paragone  evangelico con Jano e il Cristo. Oppure potete usarlo come fosse un libro divinatorio, formulando una domanda e aprendo una pagina a caso vi troverete risposta.
Tutto questo è "Invito al Massacro".

martedì 10 aprile 2012

L'orchidea

 
Caro Salvatore,
a me non interessava scrivere una storia, un racconto con uno svolgersi. Mi interessava il rapporto che può esserci tra la fragilità e la brutalità. E anche il rapporto tra idee e violenza.
Si può dire che ho raccontato un fiore calpestato.
Mi ci sono volute tre pagine per raccontare un fiore che viene calpestato.
Non ci ho messo neanche tanto.

sabato 7 aprile 2012

Gli aghi dei draghi.

Riccardo è sordomuto. Mi chiama con uno dei suo gorgoglii e l'espressione seria. Quando mi avvicino curioso, lui scosta una pietra col piede calzato nelle robuste scarpe da lavoro, scoprendo una siringa ipodermica. Ci guardiamo attoniti, poi indica la casa di fronte, quella di Davide, morto l'anno scorso di overdose a trent'anni. Ora la casa è vuota, sua moglie se ne è andata insieme ai bimbi. Ci chiediamo silenziosamente se la siringa  fosse appartenuta a Davide. Senza dire niente, Riccardo mi guarda annuendo: si,si, era la sua.
Lo abbiamo seppellito proprio io e Riccardo ad Agosto dell'anno scorso, in quel caldo d'inferno.
Tre metri cubi di terra, forse più, tutti con la pala, a mano. Lo scavatorista non ce l'ha fatta, all'ultimo momento è esploso in lacrime chiedendoci di richiudere la buca con i badili. Era amico di Davide.
Ho porto tre rose a sua moglie: una per lei e due per i bimbi. Lei timida mi ha ringraziato. Io, senza nessuna emozione, ho iniziato a spalare. Veloce, il più veloce possibile, sotto quel sole estivo senza che l'ombra rinfrescante dei cipressi ci desse sollievo. La gente guardava, il padre e la madre di Davide, la moglie e la sorella, e tutti i cavalieri amici suoi. Ad un certo punto ho udito il figlio chiedere :- Perchè richiudono la buca? Un nodo nella gola da ricacciare giù. Stavo seppellendo un ragazzo della mia età.
Avanti, avanti, mi dicevo, e facevo a gara con Riccardo a chi si stancava prima. Quando lui si è fermato per asciugarsi la fronte mi ha detto :-Gna!- e io ho capito che ero diventato come il Francesco Dell'amore di quel film di quando ero ragazzino. Fiero. Sono diventato un personaggio di un film che ho amato.
Avanti, avanti a spalare, e non potevamo toglierci le camicie nere madide di sudore, per rispetto del morto. L'odore dei cavalli venuti a render l'ultimo omaggio a Davide riempiva l'aria, insieme al pianto forte della madre che sarebbe morta di crepacuore solo due mesi dopo.
 L'ultimo ricordo che ho di lui è una partita a pallone in quel campetto ricoperto di detriti... Anzi no, abbiamo suonato il bongo insieme, alla festa del vino. Quando sono arrivati i Carabinieri alle quattro del mattino,  mi sono dileguato rapido e silenzioso; lui è rimasto lì insieme alla sua banda di draghi ; quando uno dei carabinieri ha estratto la pistola, qualcuno dei draghi lo ha fermato con una bottiglia di birra in testa.
Alla fine i Carabinieri li hanno fermati e portati in caserma, mentre io sono rimasto a guardare, tra la folla preoccupata e impaurita.
La paura è un sistema di difesa. E io ho sempre avuto paura degli aghi.


martedì 3 aprile 2012

Invito al massacro: una vignetta

Comincio a disegnare così chiudendo la porta e con la musica giusta.
La musica giusta è importante, mi deve gasare, farmi dimenticare tutto il resto, stordirmi. Dipende dall'umore, può essere la colonna di un film ( un film violento) o Parov Stelar, o gli Slagsmalklubben o gli Hadouken.
Così per cominciare, perché io disegno con rabbia, e poco mi deve importare se il disegno vien bene o male. L'importante è far uscire quello che ho dentro, e io dentro ho questo. Dopo, lentamente, arriva la calma e a volte addirittura l'armonia; ma questo viene dopo, molto dopo, quando ho dimenticato tutto e la porta resta chiusa: allora arriva Satie e anche il suono del Guqin.