venerdì 26 ottobre 2012

questa settimana su "Internazionale"

Oggi in edicola sul nuovo numero della rivista "Internazionale" due mie tavole a fumetti verranno ospitate nella rubrica "Graphic Journalism".
Due pagine in cui parlo dei Chao-le, un gruppo etnico dalle origini misteriose. Fino a sessanta- settanta anni fa erano i famosi pirati della Malesia, conosciuti anche come Moken, i nomadi del mare, vivevano di ruberie e violenze oltre che di tutto ciò che l'oceano regalava loro. Da generazioni innumerevoli si spostano su imbarcazioni leggere in stretta simbiosi con l'ambiente marino sfidando il vasto Oceano, i Chao-le sono un'incognita per gli antropologi, che non sanno spiegare da dove abbiano avviato la loro peregrinazione oceanica. Attualmente sono stanziati in molti atolli tailandesi e malesi ma è evidente che non sono lì le loro origini, infatti la loro fisionomia è molto diversa dal resto degli abitanti. I chao-le hanno pelle molto scura, e mani e piedi enormi che li avvantaggiano nel nuoto. Hanno mantenuto tradizioni animistiche che solo da poco si stanno sincretizzando col buddismo Mahyana.
Nel fumetto parlo di mister Keh, un uomo di più di quarant'anni col fisico perfetto di un ragazzo di venti. Keh non è stato subito gentile con me, mi sono dovuto guadagnare il suo rispetto bevendo birra e giocando a frisbee con lui ( o meglio, contro di lui). Ho capito che mi rispettava quando mi ha detto "There aren't many tourists as you". Così ho potuto conoscere meglio questa gente.
Keh è un tipo pericoloso. I suoi occhi lo dicono. Ma anche la gente dell'isola lo dice. Anni fa c'è stato un omicidio e Keh aveva trascorso tutta la notte con l'uomo che poi è stato ritrovato morto ammazzato.
Ma non si sa chi sia l'assassino. Non si è mai saputo perchè entrambi avevano mangiato lo Yaba e lo yaba si sa, tira fuori la violenza che c'è nelle persone e poi ti fa dimenticare tutto. Ma proprio tutto.
Keh forse ha ucciso il suo amico ma non se ne ricorda. O forse è stato qualcun'altro, così si dice.
Nelle due tavole che ho scritto per "Internazionale" non parlo di questo.Di questo non dovrei proprio parlare. Racconto invece un'avventura di mister Keh, più o meno così come me l'ha raccontata lui. Keh ha rischiato di morire affogato un giorno in cui la sua barca è affondata. Ora, anche se ha il fisico di un ragazzo di vent'anni e fuma in continuazione grosse sigarette di tabacco rustico avvolte in spesse foglie, deve andare un paio di volte l'anno a farsi togliere l'acqua dai polmoni all'ospedale di Pakbara, sul continente. Gli spiriti lo hanno salvato, così dice lui. Mi ha pure fatto vedere la foto di chi lo ha salvato. La foto che ha preso col suo cellulare touchpad rattoppato col nastro adesivo. La foto di uno spirito. "Phi" in Tailandese.

5 commenti:

  1. Alla fine ce l'hai fatta :D
    Sono davvero contento. Prendo l'Internazionale e me le leggo. O forse le ho già lette? :)

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  2. Luigi:le hai già lette.
    Giovanni:troppa pazienza abbiamo avuto!

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  3. Grande Davide! Sono contentissimo.
    Ci vediamo a Lucca (e ne abbiamo cose da dire…)

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  4. Anche io sono contento...Ci vediamo a Lucca.

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